Le Colline del Prosecco patrimonio Unesco sanciscono l'importanza del viticoltore come architetto e custode del paesaggio

 

In alto i calici: le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Lo ha decretato pochi giorni fa a Baku (Azerbaijan), il World Heritage Commettee composto da rappresentanze di 21 Stati. Ed è la II volta, dopo Langhe Roero e Monferrato, che un territorio vitivinicolo italiano ottiene il prestigioso riconoscimento mondiale. Un compleanno speciale quindi per il Prosecco, che festeggia quest’anno i primi 50 anni dall’ottenimento della DOC ma – soprattutto – una notizia significativa per l’intero mondo del vino perchè sancisce formalmente l’importanza dell’azione dell’uomo nel territorio: il viticoltore come architetto e custode del paesaggio.

Colline ripide coperte da vigneti, terrazze erbose dove i filari si snodano ora repentini ora sinuosi, in un mosaico di tonalità di verde, intervallate da piccoli insediamenti umani e coronate da panorami spettacolari. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene concretizzano un microcosmo in cui convivono armoniosamente natura, storia e cultura tra il verde selvaggio del bosco e la meticolosa geometria delle vigne. Un paesaggio che non può prescindere dai filari: dove – come più volte è stato scritto – il vino è territorio ed il territorio è vino, da generazioni.

L’iscrizione nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco per le Colline del Prosecco racconta infatti l’avvincente storia di una viticoltura eroica: un tributo al lavoro dell’uomo che ha saputo adattarsi e trasformare, in armonia con la natura, un contesto ambientale ostico e difficile per l’agricoltura nella culla di un successo mondiale, sviluppando pratiche specifiche per l’uso del suolo che non andassero a corrompere l’equilibrio originario. Tutto questo coniugando attività produttiva di eccellenza e rispetto dell’ambiente.

Non può passare infatti inosservato l’intervento che l’uomo-viticoltore ha posto in essere sin dal XVI secolo: inseparabili dal paesaggio sono i “ciglioni”, peculiari terrazzamenti fatti di terra inerbita per modellare le ripide pendenze e così dare solidità ai versanti. Servivano a consentire l’impianto dei vigneti ed al contempo ridurre l’erosione del suolo, che è interesse primario per chiunque abbia mai posseduto, coltivato ed amato una vigna.

Una immensa, spettacolare cattedrale verde, composta da versanti scoscesi e picchi affusolati dove la vite si aggrappa al suolo a raggiera grazie al sostegno di pali in legno collegati fra loro. Oggi questi paesaggi così estremi e suggestivi regalano emozioni uniche, uno scenario tanto spettacolare quanto armonioso. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono la testimonianza del saper fare dell’uomo che, forte di conoscenze trasmesse di generazione in generazione, lavora le vigne in armonia con la natura.

 

Colline del Prosecco - Photo: Alberto Davide Lorenzi [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons

Colline del Prosecco – Photo: Alberto Davide Lorenzi [CC BY-SA 4.0], via Wikimedia Commons

Il blasone Unesco consacra la particolare conformazione geomorfologica delle nostre colline e il ricamo di coltivazioni vitate, di ciglioni erbosi e terrazzamenti” ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a margine dell’ottenimento del riconoscimento Unesco. Un vero e proprio tributo alla mano dell’uomo, come si legge nella descrizione ufficiale dell’Unesco: “[…] I ripidi pendii delle colline rendono difficile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli produttori. È grazie a questo grande, pacifico esercito di lavoratori e grazie all’amore per la loro terra che è stato possibile preservare queste bellissime colline e creare un forte legame tra l’uomo e la campagna. Il risultato di questo forte legame è uno straordinario esempio di come questa antica cultura sia fortemente radicata alla sua terra“.

Ed oggi, nel day-after, la vera sfida sarà proteggere quel microcosmo per conservarne l’integrità ed il valore culturale, economico e sociale in maniera tale da trasmetterlo alle generazioni future. Occorrerà mitigare l’impatto ecologico della produzione, sviluppare un piano di sostenibilità a lungo termine per il paesaggio ed elaborarne uno per il turismo che coinvolga quanto più possibile le comunità locali. Un impegno di cui ha promesso di farsi carico anche il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa: “Adesso che le luci del mondo si sono accese su questa zona, e che tutto il mondo ci guarda e ci guarderà nei prossimi anni, è fondamentale che tutti gli attori istituzionali aumentino l’impegno per la tutela dell’ecosistema e della biodiversità trasformando questa zona in un esempio di sostenibilità libero dai pesticidi. Noi faremo la nostra parte“.

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