So che lo stai pensando. Come so che sicuramente liquiderai questo nostro spazio come l’ennesimo luogo virtuale dove travestire post da messaggi subliminali che invitano all’acquisto di Ultimo, la nostra Riserva di Vino Nobile di Montepulciano.
Invece venderti il nostro vino, onestamente, non è il mio primario interesse.
Voglio anzitutto raccontarti chi sono, chi siamo e perchè, dopo essere cresciuta nel mondo della viticoltura, ho insistito perchè la prima cosa che facesse parte di questo progetto fosse un blog sul mondo del vino, dell’enogastronomia e di tutto quanto ci gira attorno.
Io sono Carlotta e per 26 anni ho vissuto dall’interno il mondo del vino.
26 sono pochi a confronto di quelli che hanno vissuto mio padre ed ancor prima mio nonno, solo che io a differenza loro sono nata e cresciuta nel mondo del digitale: a 14 anni eravamo già su Facebook, a 18 lo usavamo già per metter su qualche post del primo bar o ristorante dove iniziavamo a svolgere qualche lavoretto estivo. Prima di What’sApp chattavamo con MSN Messenger ed ogni ricerca scolastica passava da Google. Il digitale non ci ha soltanto condizionati, ha accompagnato ogni aspetto della nostra vita. E digitale fa rima con immagine, comunicazione coordinata, brand strategy, marketing e tutta una serie di cose che oramai popolano il nostro quotidiano più di quanto riusciamo ad immaginare. Se sei giunto fin qui, probabilmente sai di cosa parlo!
Però sono anche una ragazza di campagna, cresciuta lontano dai grandi centri e che si emozionava ogni volta che partiva con mamma e papà per una Fiera di vino. Ogni anno aspettavo per mesi il Vinitaly o la ProWein. Non vedevo l’ora di arrivare, il giorno precedente la fiera per ammirare come venivano allestiti gli stand degli altri produttori: tutte quelle forme, i colori, la posizione delle luci e delle vetrine che il giorno dopo sarebbero state popolate di bottiglie e di bicchieri dove roteare vini dai bouquet sempre nuovi, da registrare nella mia mente.
É qui che mi sono innamorata davvero del vino: trascorrevo quasi tutto il tempo della fiera in giro per gli altri stand. Annusavo, assaggiavo i vini, parlavo con dipendenti, standisti e proprietari. Cercavo di capire come parlavano dei loro prodotti, quali aspetti mettevano in luce, in risalto. Poi fotografavo le loro etichette e cercavo di capire se dietro alla scelta di un colore, di una immagine e di un carattere ci fosse stata una ragione ispiratrice. Per anni ho avuto la casa piena di interi scatoloni di depliant, flyers e brochures di produttori di vino, olio, cibo ed addirittura macchinari…
Quindi no, il mio amore per il vino non è partito in vigna come molti altri del settore: a 16 anni ho maturato l’idea che la poesia della terra, del mosto e del vigneto dovesse anzitutto essere comunicata in maniera strutturata, ragionata e pensata specificatamente per colpire le corde di chi avrebbe assaggiato il nostro vino. Il vino era qualcosa in grado di suscitare emozioni, di legarsi ad alcuni dei momenti più belli della nostra vita. Ehi noi non vedevamo un prodotto, vendevamo emozioni! Perchè non studiare bene come comunicarle agli altri?
Ma come tutte le storie – che se non prevedono peripezie del protagonista, non possono dirsi tali! – anche io ho avuto le mie peripezie prima di approdare qui: durante l’Università ho iniziato per gioco a trastullarmi con i primi programmi di grafica, nel 2014 ho fondato con Luca, mio socio e compagno, un blog di turismo enogastronomico: andare in giro per la Toscana a scovare curiosità, tradizioni e particolarità di ogni luogo ci ha insegnato tantissimo. Era come essere tornati bambini: provare su pelle il piacere della scoperta e raccontarlo ad un pubblico che a poco a poco cresceva, condividere emozioni, scambiarsi racconti e storie che ci avrebbero portato a scoprire sempre nuove realtà, nuovi luoghi e nuovi straordinari prodotti. Qualcosa da imparare e sempre una nuova storia da raccontare…
Proprio grazie ad ItalyzeMe è iniziata a maturare l’idea che nonostante la vendita dei vigneti avvenuta nel 2015, io e mio padre potevamo fare ancora qualcosa per lasciare una piccola impronta del nostro passaggio. Cosa fare con quegli ettolitri di Riserva di vino Nobile che ci erano rimasti e che attendevano nelle botti il momento in cui sarebbero stati commercializzati? Di venderlo sfuso non avevamo granché voglia: il mercato era già profondamente cambiato dopo la crisi e tantissime nuove aziende erano sorte, occupando qualsiasi spazio di mercato. Perchè non trasformarlo in una storia unica, la nostra?
Qui è nato Ultimo: un progetto prima ancora che un vino. La voglia di rimettersi in gioco alle nuove regole che il mercato impone oggi ed assieme anche il battesimo del fuoco per una come me, che ha sempre creduto nel potere delle emozioni, del racconto, dell’esperienza. E qui è nata anche l’idea di mettere su anche questo piccolo spazio virtuale per condividere con quanti, come me, avessero una storia da raccontare sul vino e sulla propria passione per esso, o semplicemente voglia di ascoltare…
Ho disegnato le prime linee guida del progetto Ultimo mentre con il mio socio gettavamo le basi di una startup: ogni weekend assaggiavo i vini ed ogni sera, di ritorno dall’ufficio, buttavo giù una bozza grafica per le etichette. Nel frattempo mio padre pensava all’impostazione logistica, agli esami di laboratorio, il mio socio a questo piccolo spazio virtuale ed alle foto ed io raccoglievo in un taccuino tutto ciò che negli anni mi aveva colpito sulla viticoltura: stava nascendo la prima ossatura di questo blog. Adesso posso dire che è stata una avventura abbastanza rocambolesca ma bellissima: se avremo modo di conoscerci sarà un piacere raccontartela nel dettaglio!
Ultimo è molto più di un vino, è per noi una sorta di chiusura del cerchio: la fine e l’inizio assieme. Il termine di un percorso ed assieme anche l’avvio di nuovi, emozionanti progetti.
Ora però basta parlare… Che ne dici di assaggiarlo?